La testimonianza di una guerriera: Lucia Annibali

Incontro online a cura della nostra scuola

 

La nostra scuola ci ha dato la possibilità di ascoltare una conferenza in collegamento con scuole e carceri minorili di tutta Italia. Un nostro professore ci aveva detto che questo incontro avrebbe visto la presenza di una donna, Lucia Annibali, il cui viso dieci anni fa è stato sfregiato dall’acido per mano dell’ex-fidanzato.

Lucia ci ha quindi raccontato la sua relazione tossica con l’ex compagno, che le ha portato via il volto e arrecandole molti danni anche sul piano psicologico. Ecco un breve racconto della sua storia.

La sua relazione finì quando lei scoprì che il fidanzato viveva un rapporto parallelo con un'altra donna; lui però continuò a cercarla e a seguirla perché voleva essere ancora parte della vita di Lucia.

Lei ci ha poi raccontato che lui la stalkerava e la seguiva per strada; lei era costretta a chiudere anche le tapparelle e a sbarrarsi in casa perché viveva costantemente con la paura che lui potesse farle del male.

Un giorno, poiché lui possedeva una copia delle chiavi dell'appartamento di Lucia, a sua insaputa entrò in casa mentre lei non c’era. Quando lei tornò, scoprì che lui aveva cercato di d’intossicarla manomettendo i fornelli.

Oltre a tutto questo, il suo ex fidanzato ingaggiò due uomini per buttarle dell'acido sul viso e sfigurarla: uno era incaricato di fare da palo sotto il palazzo, l’altro di compiere l’atto sul pianerottolo.

Lucia all'inizio non comprese chi fosse "quell'uomo nero" - come lei lo chiama – ma, quando il sicario le gettò il liquido che iniziò subito a corroderle il viso, lei capì che lo aveva mandato il suo ex fidanzato. Nel mezzo di questo tragico dolore, urlò per chiedere aiuto ai vicini e si fece portare subito all’ospedale.

Ci vollero dieci anni di attese e operazioni per cercare di ritornare ad avere un aspetto umano; l’ultima è stata portata a termine poco tempo fa.

La sua storia mi ha stupita, non per la trama, perché purtroppo ormai rischiamo di abituarci a storie così terribili, ma per l’atteggiamento con cui lei è riuscita a raccontare la sua storia: Lucia, nonostante tutto, sorrideva. I suoi occhi brillavano quando diceva che ce l’aveva fatta.

Durante il dialogo le poi è stato chiesto dove avesse trovato la forza per rialzarsi, e lei ha risposto che l’aveva trovata in sé, perché credeva con tutta se stessa che nessuno potesse spegnerla. Nel mezzo del nostro silenzio stupito, ha affermato che, dopo quella sera, è nata una nuova Lucia, più forte e coraggiosa, ma soprattutto più cosciente del suo valore.

La storia di Lucia ci insegna che le relazioni tossiche, che purtroppo sono comuni, svalutano la persona e possono portare a una subordinazione negativa; questo può divenire un loop continuo da cui è difficilissimo uscire e frequentemente se ne pagano le conseguenze, come Lucia, come Giulia, e come tante altre luci spente da uomini egocentrici, vittime anche loro della società in cui viviamo.

Lucia, nel corso di tutto l’incontro, non ha mai svelato il nome del suo aggressore, proprio per evidenziare che il cuore del racconto era la sua storia, la sua rinascita, la sua stessa vita, che è continuata grazie alla forza che lei ha scoperto in sé.

Colpisce vedere donne come lei, che a distanza di tempo trovano ancora la forza di raccontare la loro storia, nonostante tutto il dolore che ne può nascere. Lucia ha deciso di incontrarci perché vuole mettere in guardia le ragazze, ma soprattutto desidera insegnare ai giovani uomini, e a tutti noi, l’importanza del pensiero e dell’ascolto della propria coscienza, perché le donne sono costantemente vittime di violenze, e perché possiamo tutti contribuire alla costruzione di un mondo migliore scoprendo e vivendo fino in fondo la nostra natura umana.

 

 

F. A. B.